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Tonino. Uno di noi! Artigiano, fotografo, artista. La vita di Tonino Di Venanzio vissuta intensamente tra gli scatti fotografici e la sua gente.

dI REDAZIONE

Attraverso la maestria di catturare la vita quotidiana, dal cuore dell'Abruzzo, il talento di Tonino Di Venanzio si è diffuso, toccando le vite di molte famiglie e testimoniando un'era di trasformazioni e tradizioni. Uno straordinario viaggio, fatto di passione, creatività e dedizione, che continua a ispirare lasciando un segno indelebile.

Nato a San Valentino nel 1909, Tonino Di Venanzio trascorre l’infanzia alternando la scuola, i giochi e l’apprendistato presso la bottega di falegnameria del padre.

A 16 anni contrae una grave polmonite che fa temere per la sua vita; per fortuna ne esce indenne, ma sua madre, morirà pochi giorni dopo la sua guarigione. Il padre Carlo lo affida ad un amico, un marinaio di Pescara, suo commilitone durante la 1a Guerra mondiale, nella speranza che l’aria marina giovi alla convalescenza. Ed è proprio a Pescara che inizia la sua carriera di fotografo autodidatta, dopo aver acquistato una rudimentale macchina fotografica che è poco più di una scatola.

Tornato in paese viene aiutato a coltivare il suo interesse dal viceparroco che si diletta di fotografia. Sviluppa la sua prima lastra formato 6x9 in un piatto da cucina, nella bottega paterna ben oscurata per l’occasione. Con l’aiuto del fratello, costruisce con le proprie mani la sua prima macchina fotografica di legno.

A 22 anni acquista una motocicletta con la quale, nei mesi estivi, si reca come fotografo nelle sagre e nelle feste patronali di molti paesi abruzzesi. Dalla sua documentazione per immagini di manifestazioni, parate e famiglie numerose emerge la vita durante il periodo fascista.

Nel 1938 sposa Elda Menna e in seguito apre una succursale a Scafa, cui seguiranno quelle di Lettomanoppello e di Caramanico.

Lo svolgimento dell’attività su un territorio così ampio fa si che dalle foto di Tonino venga fuori uno spaccato di vita della provincia davvero notevole.

Negli anni ‘30, un giovane militare fotografo di Padova gli insegna la difficile arte del ritocco su lastra fotografica di vetro.

Nel 1943, sfollato a Roccamorice, si procaccia da vivere ritornando al suo primo mestiere di falegname. Per un certo periodo è costretto a darsi alla macchia nelle campagne di Abbateggio per sfuggire al reclutamento forzato delle truppe tedesche.

Alla fine del conflitto ritorna nel paese natale e, con il valido aiuto della moglie Elda, brava nel dipingere con gli acquerelli le foto in bianco e nero, riprende l’attività di fotografo e collabora con il fratello in quella di falegname.

In questo periodo centinaia e centinaia di emigranti dei paesi limitrofi posano davanti alla sua macchina da presa per la foto tessera da allegare ai documenti per l’espatrio.

Allegro e gioviale, Tonino mette tutti a proprio agio, perfino i bambini che temono il lampo al magnesio. È il personaggio caratteristico del paese, con le sue fedeli macchine fotografiche a tracolla, sempre presente alle fiere, ai matrimoni, alle veglie danzanti e anche agli eventi luttuosi.

Con l’aiuto dei suoi numerosi amici artigiani, fabbri, stagnini, scalpellini, calzolai, sarti, falegnami, Tonino fabbrica ogni tipo di strumento di lavoro: apparecchi fotografici, stampatrici, spot, ingranditori, ecc.

Il suo studio, autentica piccola azienda familiare, è un ritrovo per chi ha voglia di fare quattro chiacchiere oppure vuol rendersi conto dei processi fotografici.

Nel 1972, la sua straordinaria dedizione di "42 anni di ininterrotta attività" viene riconosciuta e premiata con una medaglia d'oro dalla Camera di Commercio di Pescara. La sua scomparsa improvvisa nel giugno del 1982 segna la fine di una singolare era, lasciando dietro di sé un immenso patrimonio di creatività e maestria nel mondo della fotografia.