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La Semplice Genialità di Cartier-Bresson: Lezione di Fotografia tra Digitale ed Analogico
dI GIOVANNI BUCCI
Le opinioni sul digitale e l’analogico sono ancora in conflitto dopo oltre venti anni. Un giorno ascoltai uno di questi bisticci tra giovani fotografi. Mi tenevo alla larga perché non volevo dar torto a nessuno. Uno di loro sosteneva che uno dei più importanti vantaggi del digitale era la velocità della messa a fuoco e dell’esatta esposizione. E a sostegno della propria tesi aggiunse: «Pensa a quanti capolavori in più avremmo se Cartier-Bresson avesse potuto usare la Leica digitale». A quel punto dovetti intervenire per forza. Spiegai che il grande artista francese praticava la tecnica dell’iperfocale, che rendeva la sua Leica - senza esposimetro e con la messa a fuoco manuale - più veloce delle più avanzate fotocamere analogiche e digitali. Mi guardarono a bocca aperta; poi mi chiesero di essere più chiaro. Spiegai che andando in giro con la macchina fotografica regolata alla giusta esposizione, a un diaframma non troppo aperto e una messa a fuoco intorno ai 3,5 metri, hai la garanzia di avere una profondità di campo che può andare da circa un paio di metri all’infinito. Così se passa un gatto di corsa, e lo vuoi fotografare, basta premere il pulsante di scatto perché la messa a fuoco e l’esposizione sono già state impostate.
Non risposi a tutte le altre domande che seguirono a raffica, aggiunsi solo che quelli erano discorsi inutili, chiarendo che “non è la macchina fotografica che fa la foto, ma il fotografo”. E rincarai la dose: «Lo ha detto proprio Henri Cartier-Bresson». Loro, oltre alla bocca aperta, spalancarono anche gli occhi!
Giovanni Bucci
Non conoscevo niente della fotografia. Superato l’esame di maturità, un mio cugino mi disse che quello era il momento di pretendere un bel regalo dai miei genitori e da una mia zia che me lo aveva promesso. Quest’ultima mi regalò una macchina fotografica, la Kodak 50. Era tutta di plastica, anche l’obbiettivo, a diaframma fisso. Iniziai così a percorrere quella strada che mi ha portato ad amare non solo la Fotografia, ma anche tutte le altre forme di arte. Fu come se quella Kodak mi avesse iniettato la più preziosa delle ricchezze umane: la curiosità.
Giovanni Bucci è nato nel 1944 ad Alanno, dove è sempre vissuto. È autore di libri di fotografia:
Ha esposto le proprie opere fotografiche in mostre tenute in Italia e all'estero. Ha scritto per il teatro:
Per la narrativa ha pubblicato:
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